E-commerce, la via è quella giusta, ma in l’Italia c’è ancora tanta strada da percorrere!

L’E-commerce risulta, ormai da tempo, un canale di vendita florido e in continua diffusione per le aziende.

I considerevoli vantaggi che scaturiscono dalla vendita online, però, richiedono investimenti, in termini di visibilità e competitività nel mercato digitale.

In altre parole, le imprese che intendono trarre il massimo profitto dalle vendite online devono investire più risorse (non solo economiche) nel web-marketing aziendale.

È ciò che accade negli Stati Uniti e nel Regno Unito, come si evince dal sondaggio pubblicato a ottobre 2016 dalla società Gartner® Inc. “Gartner CMO Spend Survey 2016-2017 - Budgets climb (Again!) As Marketers Juggle More Demands”, condotto su 377 CMO (Chiefs Marketing Officers) di aziende con oltre 250 milioni di fatturato annuo. Dal report risulta costante il crescente investimento delle aziende nel settore del marketing digitale, portandolo quasi ai livelli di spesa dedicati al settore tecnologico. Ne deriva che la veicolazione delle risorse verso l’E-commerce rappresenta una scelta strategica vantaggiosa per le aziende.

In controtendenza con tale orientamento, l’Italia si sta dimostrando lenta nel recepire i vantaggi dell’E-commerce, il cui valore – nel mercato tra imprese e consumatori (B2C) – “stimato nel 2015 in circa 21 miliardi di euro, è pari ad appena il 3,6% del mercato europeo, contro una quota dei consumi delle famiglie italiane, effettuati attraverso tutti i canali di acquisto possibili, pari al 12%. I prodotti e servizi acquistati dalle famiglie italiane attraverso il web si concentrano per il 18% su viaggi e trasporti, seguiti da abbigliamento (16%), prodotti tecnologici (14%), articoli per la casa (13%), film, musica e biglietti per spettacoli (12%), libri e giornali (12%), telefonia e servizi assicurativi (6%)”.

Questi i dati del recente Rapporto 2016 “E-commerce in Italia: ritardi e potenzialità”, condotto dalla società italiana BEM Research© S.r.l., che rivelano il rallentamento dell’Italia, rispetto al resto dell’Europa, nell’utilizzo dell’E-commerce per la vendita e l’acquisto di beni e servizi.

La scarsa attitudine delle famiglie italiane ai consumi tramite web si riflette sulle aziende e sul loro fatturato, generando una certa ritrosia negli investimenti nel settore E-commerce – in primis la semplice dotazione di un sito web abilitato alla vendita online – e, di conseguenza, nel web marketing.

Nonostante la media italiana delle vendite online sia notevolmente ridotta rispetto a quella europea (nel 2015 appena il 7% delle imprese non finanziarie italiane ha ricevuto un ordine tramite il web, contro il 17% della media dell’Area euro), dal citato Rapporto si evince in maniera chiara che “una maggiore diffusione dell’e-commerce in Italia avrebbe molteplici vantaggi infatti – nei mercati in cui questa forma di vendita è più diffusa le aziende sono più grandi, assumono e investono di più, i lavoratori sono più produttivi e guadagnano di più. Tutto il sistema ne risulta quindi avvantaggiato: grazie ai redditi più alti le famiglie possono consumare di più; (…). Il vantaggio per i paesi che vedono una maggiore diffusione dell’e-commerce consiste anche nel maggior potere di acquisto di chi è abituato a trovare i prodotti/servizi con il miglior rapporto qualità/prezzo”.

In sostanza, la scelta strategica di alimentare la diffusione dell’E-commerce nel mercato italiano comporterebbe una crescita produttiva dell’intero sistema economico, con effetti positivi per aziende e consumatori.

Il Rapporto “Gartner CMO Spend Survey 2016-2017 - Budgets climb (Again!) As Marketers Juggle More Demands”, della società Gartner® Inc., è scaricabile, previa registrazione, sul sito gartner.com.

Il rapporto 2016 “E-commerce in Italia: ritardi e potenzialità”, della società BEM Research© S.r.l., è liberamente scaricabile sul sito bemresearch.it.

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